sabato 30 agosto 2008

Barack Obama

Circondato da una folla enorme, completamente impazzita, Barack Obama ha chiuso la Convention democratica con un grande appello a cambiare il Paese e a chiudere l'era "fallimentare" di George W. Bush: "America, siamo migliori di come siamo stati in questi ultimi otto anni. Siamo un Paese migliore di così". Accettando la candidatura per la corsa alla Casa Bianca "con profonda gratitudine e umiltà" esattamente 45 anni dopo lo storico discorso di Martin Luther King "I have a dream", il senatore nero ha parlato allo stadio di Denver davanti a 84mila persone, che sventolavano bandierine a stelle e strisce, alzavano i cartelli con la scritta "Change" e lo interrompevano con continue standing ovation, presentando il suo sogno di rinascita. Ma il suo discorso, come promesso, è stato meno retorico del solito: più diretto, grintoso e di sostanza. Pensato per convincere gli elettori indecisi, per mostrare che Obama ha davvero delle ricette per riformare gli Stati Uniti e può essere un Comandante in Capo di cui fidarsi. Per la prima volta ha anche attaccato a fondo John McCain, clone di una "presidenza fallita", smontando le sue politiche pezzo per pezzo: "Che cosa pensate di qualcuno convinto che Bush ha ragione in oltre il 90 per cento dei casi? Non so quale sia la vostra impressione, ma io non sono disposto ad avere solo un 10 per cento di cambiamenti". "McCain - ha detto - è tutto tranne che indipendente. Dice che la nostra economia ha fatto "grossi progressi" con George Bush. Dice che i fondamentali dell'economia sono solidi. E quando uno dei suoi consiglieri - ha aggiunto parlando dello stratega economico Phil Gramm - ha parlato delle preoccupazioni degli americani l'ha fatto chiamandoli "una nazione di frignoni" e ha detto che il vero problema è "la recessione mentale" di chi la abita e non la crisi che gli Stati Uniti stanno attraversando.
Il finale è stato spettacolare, più da concerto o da Olimpiadi che da Convention politica: una pioggia di coriandoli, i fuochi d'artificio e un applauso infinito.
Quanto dovremmo ancora aspettare per avere un Barack Obama anche in Italia?

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